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Basta un Sì

Ci sono dei momenti della vita in cui non si può essere sempre tatticisti, calcolatori, freddi e cinici politici -la famosa “vecchia politica”-. Questo è uno di quelli. Da ragazzo di 30 anni, laureato e precario con partita iva, dopo avere svolto un paio di esperienze di lavoro importanti all’estero, quello che mi sento di dire è: PROVIAMOCI. Proviamoci a cambiare questo Paese, proviamo a inserire degli elementi diversi per capire se il problema sono le istituzioni, sono i politici, è la burocrazia, sono gli evasori. Oppure se siamo noi italiani: da sempre refrattari al cambiamento, corporativisti o benaltristi, troviamo sempre il modo di evitare l’assunzione di responsabilità. Lo abbiamo fatto sempre, sin dall’antichità. Ora è il momento di dimostrare il contrario, ne abbiamo l’opportunità!
Al netto di questi pensieri, però, dico che voterò e farò votare convintamente per il SI’ al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre.

Governare è sempre più difficile che alimentare la pancia: a noi spetta questo difficile ruolo, sia localmente che a livello nazionale, e dobbiamo essere in grado di affrontare le questioni con il giusto metodo, la giusta partecipazione e la giusta decisione nel fare le cose. Il resto serve solo a distruggere tutto, creare macerie, divisioni, muri e non costruire niente.

Le motivazioni, quindi, possono essere tante, ma di certo non è la disciplina di partito che mi ha convinto…anche perché è giusto avere considerazione per tutte le posizioni espresse su questa riforma, e gli ordini in vita mia non li ho mai presi da nessuno. Per cui massimo rispetto per chi voterà diversamente, anche all’interno del nostro Partito: punti di vista diversi non possono e non devono modificare un percorso nato anni fa, per cui cerchiamo di stemperare le tensioni, di qualunque tipo esso siano.

Se dovessi riassumere in pochi punti-chiave le motivazioni del voto, sottolineerei questi aspetti introdotti dalla Riforma:

-USCITA DAL BICAMERALISMO PARITARIO (siamo nel 2016, non nel 1946)

-RIDEFINIZIONE COMPETENZE STATO-REGIONI (così ce la finiamo con fare 20 politiche del turismo, 20 politiche di internazionalizzazione e dire che la specificità del territorio è il valore…quando si promuove il Paese all’estero, bisogna farlo come un’unica voce! E all’interno di quello declinare le singole e fantastiche qualità di ogni Regione). Se poi tra 20 anni saremo qui a dirci che lo Stato non funziona…almeno potremo dire di averci provato! Perchè la riforma del 2001 -voluta da noi, in primis, va detto- purtroppo ha fallito. Fallito. Se guardiamo la spesa pubblica in sanità, passata dai 75 miliardi di euro del 2001 agli oltre 110 attuali, iniziamo a darci qualche risposta. Per non parlare di dodici sanità regionali, dal 2001 a oggi, finite in bancarotta e commissariate);

-PARTECIPAZIONE E DEMOCRAZIA: il Parlamento avrà l’obbligo di discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150mila elettori; saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo; si abbassa il quorum per la validità dei referendum abrogativi;

-SENATO: l’articolo 70, il tanto criticato articolo 70, altro non è che un chiarimento del “chi fa cosa”. Al Senato poche cose ma chiare, ruolo importante sulle leggi che riguardano le autonomie locali ad esempio. E non è vero che i cittadini non si esprimeranno sulla composizione del nuovo Senato! E’ previsto che, se ci sarà approvazione della Riforma, una legge definirà le modalità con le quali i cittadini potranno esprimere chi andrà a rappresentarci tra i membri del consiglio regionale ed i Sindaci.

-COSTI DELLA POLITICA: per me non è uno dei punti principali di questa riforma, ma è un dato di fatto. Sbandierato da tutti i partiti, in primis quelli che ad oggi votano NO.

-ABOLIZIONE DEL CNEL E DELLE PROVINCE: sul CNEL già è difficile spiegare alle persone cos’è…forse quando gli si spiega che la metà del suo bilancio (19 mln) va in stipendi dei dirigenti, qualche domanda uno se la pone, no? Sulle PROVINCE un solo dato: Mario Monti le ha provate ad abolire con un decreto incostituzionale. Ora lo stesso Monti vota NO alla Riforma, per cui devo dedurre che voglia che le Province restino…non parlo di coerenza, per carità, ma di schizofrenia politica sì.

Detto questo, potremmo continuare per ore a scrivere a favore di questo o quell’argomento. D’altronde, però, dal 5 dicembre dovremo comunque costruire, ri-unire, lavorare per essere di nuovo tutti insieme -almeno all’interno del nostro Partito-. E superare queste divisioni e questo clima da Far West che non fa bene a nessuno, in primis all’Italia.

Spending review: “bene il riordino delle province nelle Marche, male la chiusura dell’aeroporto a Falconara”

Secondo le ultime indiscrezioni, la revisione della spesa pubblica toccherà anche il traffico aeroportuale italiano. Infatti, il ministro Passera ha in mente un piano che riduca gli scali passeggeri dai circa 60 attuali a 40. Tra gli aeroporti “soppressi”, purtroppo, ci sarebbe anche quello di Ancona-Falconara.
La chiusura del traffico passeggeri all’aeroporto di Falconara sarebbe un fatto gravissimo, per il Comune di Senigallia, la Regione Marche e tutte le altre municipalità marchigiane. 61_SIGN_AER_07

Senza entrare nel merito tecnico della questione, cosa che peraltro non mi compete, dal punto di vista dei cittadini e dei loro diritti è inaccettabile che l’unico aeroporto delle Marche adibito al traffico passeggeri perda ogni genere di sovvenzione statale. Il declassamento, infatti, sarebbe riconosciuto, soprattutto all’estero, come una perdita di un patrimonio strategico per tutta la Regione Marche e il centro-Italia.

Nessuno nega che ci sia la necessità di una spending review che sia efficace nel settore dei trasporti: ciò, però, come ho ripetuto più volte, non deve tradursi in tagli lineari e indiscriminati, frutto di una triste e superficiale “contologia”. Questo non significa iniziare dei discorsi campanilistici, che sarebbero pretestuosi e privi di ogni logica: penso al riordino delle province nelle Marche, ad esempio, che mi trova assolutamente d’accordo poiché in una regione di 1
milione e mezzo di abitanti cinque province erano e sono troppe.

Privare, però, la Regione Marche e tutti i cittadini marchigiani di un bene unico come un aeroporto – per ciò che riguarda il traffico passeggeri, poi, potremmo elencare gli svantaggi che ciò comporterebbe per un comune turistico come il nostro – sarebbe un autogol clamoroso da parte di un governo tecnico che per colpe non sue è costretto ad usare l’accetta per ripianare i disastrati conti pubblici.

Ho presentato una mozione in consiglio comunale contro questo declassamento: sarebbe determinante, però, che anche gli altri comuni marchigiani votino compattamente un documento di questo tipo. Per far capire, a chi ci governa, che le Marche sono unite sin dal più piccolo comune fino al capoluogo di regione contro la chiusura del traffico passeggeri del nostro aeroporto.