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La ciclovia Adriatica non proseguirà verso Marzocca, almeno per i prossimi due anni

In seguito all’interrogazione presentata a metà gennaio, è arrivata ieri la risposta dell’assessore Regine, inequivocabile vista la chiarezza messa in campo.

A domanda precisa sul prolungamento della Ciclovia Adriatica di Lungomare Da Vinci verso Marzocca, mi è stato risposto che il Comune ha chiesto alla Regione Marche la proroga dei termini per la fine dei lavori. Con questa proroga i lavori possono essere terminati entro il 31/12/2023. Perciò, per almeno due anni, se non tre, del prolungamento della pista ciclabile non se ne parlerà. La motivazione ufficiale? E’ presto detto, l’assessore afferma che si chiederà l’autorizzazione alla Regione Marche per utilizzare le risorse economiche, quasi 200.000 €, per il collegamento tra il ponte ciclabile sul Fiume Cesano e la viabilità ordinaria.

La domanda che sorge spontanea è: perché dirottare risorse già previste, con una fase di progettazione già presente, su qualcosa che è ancora in corso di progettazione dalla Regione Marche e che ha un orizzonte temporale molto più lungo mentre la Ciclovia verso Marzocca poteva essere realizzata immediatamente? Uno non esclude l’altro, è vero, ma le risorse per il collegamento dal Cesano alla viabilità ordinaria potrebbero essere comunque chieste alla Regione, poiché tra l’altro al Governo della stessa c’è anche il partito dell’assessore Regine (la Lega). Invece no, è molto meglio spostare risorse da una questione spinosa e che sarebbe difficile da affrontare da un punto di vista del consenso a una più semplice. Immobilismo, in una sola parola. Sulla futura Ciclovia adriatica verso Marzocca, infatti, i nostri amministratori dovrebbero scegliere se farla a senso unico, doppio senso, sacrificare parcheggi, mettere al primo posto la sicurezza. Sono tutte scelte che non producono consenso, a differenza di quelle ad alto impatto mediatico che magari non saranno mai realizzate (ve lo ricordate il doppio senso del Lungomare al Ciarnin?). Vigileremo attentamente su questo spostamento di risorse per fare in modo che non si perdano, perché questo è il vero rischio dell’immobilismo: perdere le opportunità di progresso e di sviluppo per la nostra città.