Romano: “Sui depositi di stoccaggio è da 2 anni e mezzo che il problema è stato sollevato”
Negli ultimi giorni ho seguito con grande interesse il dibattito politico che si è creato attorno alla questione delle trivellazioni nell’Adriatico. Da anni si parla dell’Italia come un potenziale hub per lo stoccaggio di gas. Bisogna avere però la capacità di distinguere le diverse attività: se pensiamo ad esempio allo stoccaggio di metano, bisogna capire come questa tipologia possa incidere sulla vita e la sicurezza dei cittadini. Ad esempio, pensiamo allo stoccaggio di metano nel sottosuolo di San Benedetto del Tronto: in quel caso lì abbiamo forti perplessità sul progetto, se non altro perché coinvolge direttamente i cittadini sanbenedettesi. Diverso è il discorso se l’estrazione o stoccaggio del metano fossero svolte in mare aperto, lontano dalla costa.
Bisogna quindi avere la capacità di guardare al progresso senza pregiudizi, però quello che è importante sottolineare è l’attenzione prioritaria alla salute e alla sicurezza dei cittadini. Per questo motivo, più di due anni e mezzo fa (27 febbraio 2012, interpellanza in consiglio comunale) ho sollevato la questione dei depositi di stoccaggio di CO2 al largo di Senigallia. L’oramai famosa istanza “Sibilla”. Dopo la mia interrogazione consiliare, il Sindaco Mangialardi ha subito inoltrato la questione alla Regione Marche, addirittura ad aprile dello stesso anno ci siamo recati a Roma per parlare con il responsabile dell’istruttoria al Ministero dello Sviluppo Economico. Purtroppo dalla Regione abbiamo notato una preoccupante latitanza, come se questo tema non fosse prioritario nell’agenda politica.
Si sono interessati della questione anche consiglieri regionali, deputati (l’on.Emanuele Lodolini) ed eurodeputati. Mi fa piacere pensare che questo rinnovato interesse verso la tematica sia stato recepito anche e soprattutto grazie al nostro interesse.
Su un punto vorremmo essere chiari: lo stoccaggio di co2 ci vede contrari non perché si svolge davanti alle coste senigalliesi –ed è già un motivo che da solo basterebbe-, ma perché è il principio che non condividiamo. Invece di stoccare gas velenosi (in alta concentrazione) nel sottosuolo delle nostre coste, la politica si dovrebbe preoccupare di produrne di meno. Invece, in questo caso, si tenta di mettere la polvere sotto lo zerbino. Il principio europeo della riduzione del 20% di co2 per il 2020 è encomiabile, purtroppo è il metodo che non condividiamo. Anche perché a farne le spese sono e saranno sempre i territori, con questa modalità.
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