”La Google tax rappresenta il provincialismo e la cecità della nostra classe dirigente: evitiamo di mandare a Bruxelles i ”trombati” e affrontiamo il tema in quella sede”

Tra gli emendamenti presentati all’interno della legge di stabilità 2014, ho potuto notare come si stia provando ad affrontare una tematica molto importante, legata al web e all’e-commerce.
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Google, Facebook, Yahoo, Linkedin, eBay e molti altri sono sotto l’occhio del fisco italiano, poiché dichiarano spesso i propri redditi in Paesi che hanno un regime fiscale molto più vantaggioso del nostro (Irlanda e Lussemburgo in primis). Il Governo e diversi deputati hanno deciso di affrontare la questione facendo venire questi colossi del web allo scoperto, e costringendoli ad aprire una partita IVA italiana per continuare a offrire servizi web nel nostro Paese.

Come delegato alle questioni europee e occupandomi spesso di temi legati al web e all’agenda digitale, vorrei fare alcune precisazioni su questo soggetto così importante.

Le motivazioni alla base di questa scelta sono sicuramente condivisibili, perché spesso le multinazionali cercano di aggirare la fiscalità locale per fatturare e pagare tasse dove è più vantaggioso. Perciò, concordo con le ragioni di fondo di questo emendamento.

Quello che trovo illogico, incoerente, inefficace, è il metodo con il quale si vuole far pagare queste società: facendo aprire una partita IVA italiana a Google, pensiamo di avere ottenuto qualcosa? Di sicuro vedremo la nostra reputazione europea compromessa, ancora di più. Visto che una tassa del genere è palesemente illegittima da un punto di vista del diritto comunitario, in quanto lesiva della concorrenza.

Avremmo potuto dire: “Per questo tipo di aziende scegliamo di abbassare la tassazione al livello di Irlanda e Lussemburgo”, divenendo noi stessi attrattivi per degli investimenti esteri. E invece no, non vediamo il contesto nel suo complesso e non capiamo che l’Italia è solamente la minima parte di un mercato globale nel quale non siamo più competitivi, oramai, perché governati da una classe dirigente provinciale e cieca nelle proprie scelte.

Oltre che illegittima, infatti, questa tassa sarebbe anche estremamente dannosa, perché con il comma 1 dell’emendamento (“1. I soggetti passivi che intendano acquistare servizi on line sia come commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti titolari di una partita IVA italiana”) tutte le aziende –non solo le multinazionali, ma anche piccole start up- sarebbero obbligate ad aprire partita IVA in Italia, con la burocrazia e i costi a essa connessi. Una vera e propria barriera all’ingresso.

Un tema così importante va affrontato a livello europeo, come andrebbe affrontato a livello europeo lo spinoso argomento dell’armonizzazione fiscale. In tutti gli Stati membri dell’Unione Europea le tasse sul lavoro, sul profitto, l’IVA, dovrebbero essere uguali: solo in questo modo si costruisce una vera Unione Europea, che sappia far pagare il giusto prezzo a quelle multinazionali che oggi si prendono gioco di noi.

Purtroppo, a parte rari casi, i nostri eurodeputati non prendono posizione e non incidono in alcun modo sulla legislazione comunitaria e sui lavori del Parlamento Europeo.

Forse sarà il caso, a maggio 2014, con le elezioni europee in vista, di avere una delegazione italiana che sia presente, unita, competente e vogliosa di costruire un’Europa dei cittadini. E che, magari, non sia composta da “trombati” a da politici di lungo corso che devono svernare a Bruxelles.

Sosteniamo Pittella come segretario del PD: ripartiamo dall’Europa, dai territori e dal merito

Ieri sera (10 ottobre ndr) abbiamo avuto il piacere di ospitare uno dei quattro candidati alla segreteria nazionale del Partito Democratico, il vice-presidente del Parlamento Europeo On.Gianni Pittella. E’ stato un incontro breve e informale, di circa mezz’ora, ma molto intenso. In trenta minuti di discussione, abbiamo parlato per la metà del tempo di argomenti di interesse europeo. Per noi questa è una svolta da un punto di vista culturale, perché con la candidatura dell’on.Pittella si prende atto che le tematiche più importanti per il Paese vanno affrontate alla fonte, ovvero a Bruxelles.1375273_217096825080942_1978407609_n

Da sempre siamo convinti che al primo posto dell’agenda politica del Paese ci debba essere l’Europa: una Europa diversa, federale, legata ai territori da un Parlamento Europeo che possa essere camera legislativa; che possa eleggere direttamente il Presidente del Consiglio dell’UE; che abbia un Ministro Europeo per gli Affari Esteri.

Una Europa che non parli solo di austerità ma sappia guardare oltre, capendo che bisogna rivedere il Patto di Stabilità e Crescita e le sue assurde regole. Una Europa non più germano-centrica, ma che sia patrimonio politico e culturale di tutti e 28 gli Stati membri. Questo taglio viene accentuato e messo in risalto dall’on.Pittella, che essendo vice-presidente del Parlamento Europeo (prima carica politica per importanza, tra gli italiani all’estero) riesce a comunicare perfettamente quali siano le priorità politiche del Partito Democratico.

Sosteniamo la candidatura di Gianni Pittella perché sosteniamo una idea, e non una singola persona. Vogliamo proporre qualcosa di nuovo e non essere antagonisti di un modello vecchio e obsoleto. Sarebbe troppo semplice schierarsi contro un modo di fare politica. A nostro avviso, invece, chiunque vinca le primarie deve essere sostenuto con forza da tutto il resto del Partito e del centro-sinistra. E non creare ulteriori spaccature basate su tristi questioni personali che interessano poco agli elettori e al Paese.

L’importanza e il passaggio culturale di proporre qualcosa di nuovo, nei metodi e nelle persone, devono essere un altro punto sul quale costruire un nuovo Partito. A partire dai congressi di circolo, provinciali, regionali per poi arrivare alle candidature nazionali.

Per questo motivo crediamo in una Europa diversa, basata sui territori e sul merito. E per questo motivo sosterremo la candidatura dell’on.Gianni Pittella. E speriamo che in tanti ci possano contattare per dare un contributo…perché la squadra è più importante del singolo.

Jacopo Francesco Falà – Segretario PD Chiaravalle (AN)

Alessandro Pieroni – iscritto PD Falconara Marittima (AN)

Dario Romano

”Bene la patente a punti per i locali, ma ci vuole un cambio di mentalità tra i giovani”

In questi giorni ho assistito alla ripresa di un dibattito che coinvolge diverse categorie economiche della città: la licenza a punti per i locali che somministrano bevande alcooliche. Horse_Country

Su questo punto ho avuto modo di confrontarmi, l’anno scorso oramai, con diversi proprietari e gestori di locali. Ho incontrato il comitato dei locali del centro storico e mi sono confrontato con alcune associazioni di categoria. In passato ho anche avuto modo di presentare una interrogazione scritta per quanto riguarda la questione della musica e dei decibel. Mi trovo d’accordo con le dichiarazioni di Francesco Zoppini, portavoce dei locali del centro storico e, in particolare, di Giacomo Cicconi Massi della Confartigianato.

Sostenere la licenza a punti nei locali deve essere un primo passo per “alzare l’asticella” dei servizi offerti dai locali, in questo caso del centro storico. A mio parere, però, il discorso va esteso al Lungomare, che d’estate vive delle stesse problematiche –amplificate- del centro storico in autunno e inverno. E’ chiaro che il Comune, con questa licenza, potrà inserire sanzioni per quei locali che non rispettano le norme; dall’altro lato, però, l’amministrazione potrà prevedere meccanismi premiali per chi si “comporta bene”.

Il passaggio e l’approvazione di questa licenza dovrebbe avere un obiettivo educativo in primis. Sia per i locali che, soprattutto, per i ragazzi che frequentano questi locali. Spesso il sabato sera mi trovo in giro e vedo, in alcuni casi, situazioni che si spingono ben oltre il semplice eccesso o il bicchiere di troppo. Nessuno ha in mente di re-inserire il proibizionismo, non compete di certo a noi e non mi trova per niente d’accordo. E’ impensabile però che ogni sabato sera ci siano atti vandalici nei confronti dei beni pubblici o privati.

La voglia di divertirsi e di passare una serata spensierata non può coincidere con questo tipo di situazioni, anche perché dopo siamo stessi noi giovani che ci lamentiamo dei troppi controlli delle forze dell’ordine, delle misure restrittive, delle ordinanze e delle norme che tendono a reprimere questi atteggiamenti.

Cerchiamo di alzare anche noi l’asticella: mettiamo “in difficoltà” chi vorrebbe una città silenziata, senza eventi, senza musica e senza locali. Basta comportarsi in maniera civile, rispettando i beni pubblici e quelli privati, divertendosi in maniera sana.

Interrogazione scritta – Orari estivi 2013 della Biblioteca Comunale Antonelliana

Interrogazione scritta – Orari estivi 2013 della Biblioteca Comunale Antonelliana

Premesso che dal 1 giugno è in vigore il nuovo orario estivo di apertura della biblioteca comunale e dei relativi servizi

Premesso che, rispetto all’orario invernale, per quanto riguarda l’apertura al pubblico c’è una minore copertura degli orari da parte del personalesala_lettura_1

Premesso che questo si traduce in una mancata apertura al pubblico nei pomeriggi di lunedì e venerdì e nella giornata di sabato

Considerato che la biblioteca comunale, dopo lo spostamento della sede dai Portici Ercolani al Foro Annonario e i relativi lavori di ristrutturazione, è diventato uno dei fiori all’occhiello di tutta la Regione

Considerato che, negli scorsi anni, sono stati anche effettuati importanti investimenti come l’aria condizionata all’interno della struttura

Tutto ciò premesso, il sottoscritto interroga l’assessore alla Cultura, Stefano Schiavoni, per conoscere quali iniziative intende intraprendere l’Amministrazione nei confronti di questa situazione. In particolare, conoscendo la situazione relativa alla carenza di personale, chiede se sia possibile riorganizzare il servizio da un punto di vista delle risorse umane in modo da recuperare quantomeno l’apertura nei pomeriggi di lunedì e venerdì, compatibilmente alle disponibilità economiche dell’Ente.

Si richiede tempestiva risposta scritta.

Romano: “Basta con le lobby, basta coi politici “parcheggiati” a Bruxelles, più potere e decisioni ai cittadini: questa è l’Europa che vogliamo”

In occasione del 9 maggio, Festa dell’Europa, è necessario fare alcuni ragionamenti sullo stato dell’Unione Europea.

Penso a questi ultimi anni dove l’UE è stata vista da molti cittadini come un limite e non come un’opportunità. Il tutto è stato causato, in larga parte, da una disinformazione diffusa che ha creato dei veri e propri pregiudizi nei confronti dell’architettura istituzionale europea.STRASBURGO_PARLAMENTO_EUROPEO

E’ vero, questa Unione Europea ha molte limitazioni: abbiamo una Banca Centrale Europea che decide la politica monetaria dell’area €, ma non abbiamo una politica fiscale comune. Non esiste politica monetaria senza quella fiscale, purtroppo: se viene a mancare uno di questi due pilastri coordinati, vengono a crearsi situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo e che sta mettendo i cittadini europei a dura prova.

Non c’è una sola persona che parla, quando parliamo di UE: abbiamo il presidente del Parlamento Europeo, quello della Commissione e infine quello del Consiglio. Purtroppo, ci sono delle contraddizioni che si sono venute a creare nel corso degli anni a causa delle difficoltà dei singoli Stati membri a cedere la propria sovranità su alcuni temi, come ad esempio la fiscalità.

Se pensiamo, poi, agli eurodeputati italiani che si sono susseguiti negli anni, nell’immaginario collettivo dei cittadini chi viene mandato a Bruxelles o è un “trombato” oppure un personaggio politicamente scomodo, che deve essere parcheggiato in Belgio per cinque anni. Questo è un ragionamento che va cambiato alla radice, non possiamo più permetterci di avere deputati inattivi o incompetenti, soprattutto al Parlamento Europeo. E’ quella la sede che avrà sempre un maggior peso nei prossimi anni, volenti o nolenti, e dobbiamo capire quanto sia fondamentale avere una delegazione di deputati che sia pronta a tradurre le esigenze dei cittadini italiani in atti di emanazione europea.

Vorrei ricordare che l’Unione Europea, in questi anni, ha portato un grande valore aggiunto anche al Comune di Senigallia: basti pensare alla Biblioteca Comunale e alla Rotonda a mare, due edifici simbolo della nostra città. Sono stati recuperati grazie a fondi europei, e sono la prova lampante che l’Unione Europea non è da buttare via, anzi. C’è da spingere sull’acceleratore, c’è bisogno che i cittadini si interessino sempre di più delle questioni europee di interesse comune. Dall’altra parte, invece, c’è un impellente bisogno di delegare ancora più poteri al Parlamento Europeo, e quindi ai cittadini. O si fa l’Europa sul serio o si affonda tutti insieme, e non ci sarà una seconda possibilità: lo capiscano tutte le forze politiche, invece di pensare a come spartirsi le poltrone delle commissioni parlamentari.

Romano: “La situazione sui depositi di stoccaggio è arrivata a Roma, grazie all’on.Lodolini: Clini dica cosa intende fare il Governo”

Circa un anno fa ho avuto modo di scoprire che, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, era stata depositata una istanza di licenza di esplorazione del sottosuolo per lo stoccaggio di biossido di carbonio al largo delle coste senigalliesi. Tra le richieste che pervengono ogni giorno al Ministero, quella sullo stoccaggio di CO2 era e continua ad essere l’unica in tutta Italia.
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Non ho esitato un secondo ad informare la cittadinanza e ad interrogare il Sindaco Mangialardi per esprimere le mie preoccupazioni in merito alla questione. Il primo cittadino si è fatto carico dell’interpellanza, chiedendo lumi a suo volta in Regione Marche, all’assessore Donati. Dopo ciò, anche diversi consiglieri regionali si sono interessati e a distanza di poche settimane io e il Sindaco siamo andati a Roma per un informale incontro con la responsabile dell’istruttoria.

Non abbiamo nascosto le nostre preoccupazioni, che tuttora abbiamo perché Senigallia è un comune che basa la propria economia sul turismo e l’eventuale ipotesi di un deposito di stoccaggio al largo delle nostre coste non va di certo nella direzione della sostenibilità ambientale, almeno non come la intendiamo noi.

A questo punto, dopo una interrogazione comunale dell’allora consigliere di Falconara Marittima Emanuele Lodolini, abbiamo portato la questione a Bruxelles, grazie all’eurodeputato Serracchiani. L’onorevole chiedeva alla Commissione Europea se l’eventuale deposito di stoccaggio rispettasse tutti i crismi di sicurezza e salute che vengono citati costantemente nelle direttive dell’Unione Europea. Il Commissario Hedegaard, purtroppo, perse l’occasione di chiarire la vicenda e passò la palla al governo italiano, che per molto tempo ha taciuto.

Ora, con l’avvento del nuovo Parlamento e l’elezione, tra gli altri, dell’on.Lodolini, abbiamo deciso di portare la questione all’attenzione nazionale, soprattutto dopo un terremoto in Emilia che nella sua tragicità ha fatto emergere le numerose lacune ed incertezze derivanti dallo stoccaggio – in quel caso, di metano.

Vorrei ringraziare l’on.Lodolini per l’attenzione che ha dedicato a questa tematica, sin dall’inizio. Seguiremo la situazione giorno per giorno, tenendo sempre a mente che la salute e la sicurezza dei cittadini devono arrivare prima degli interessi economici del singolo.

L’aeroporto delle Marche considerato “di interesse nazionale”: scongiurato il pericolo declassamento, anche grazie a Senigallia

E’ notizia di pochi giorni fa che l’aeroporto delle Marche, sito a Falconara, è stato considerato “di interesse nazionale” dal Ministero dello sviluppo economico, guidato da Corrado Passera.
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La notizia può sembrare irrilevante, invece è un cardine fondamentale nelle politiche macroeconomiche della regione Marche, soprattutto per ciò che riguarda il turismo e i trasporti.

Difatti, con questo riconoscimento viene premiato il lavoro svolto dalla Regione Marche, dal governatore Spacca e da tutti gli enti locali che si sono mossi per scongiurare il pericolo di un declassamento. Lo stesso Consiglio Comunale di Senigallia, a settembre 2012, si era pronunciato contro il rischio di depotenziamento con una mozione presentata dal sottoscritto e sostenuta con forza dal sindaco Mangialardi e da tutti i consiglieri, a prescindere dalle appartenenze politiche.

Questo esempio è la traduzione pratica del concetto che “facendo squadra” tra diversi livelli amministrativi e politici, senza gelosie o campanilismi, si possono ottenere risultati molto soddisfacenti.

A questo punto è necessario potenziare ulteriormente il traffico passeggero dell’aeroporto e costruire un’offerta turistica, regionale e locale, che tenga conto dei tanti visitatori, stranieri e non, che giungono ogni anno nelle Marche in aereo.

Per quanto riguarda il turismo, la nostra progettualità deve guardare al di là di uno o due anni. I risultati concreti di un’azione programmata non si vedranno immediatamente, ed è nostro compito agire in base a questi princìpi in un’ottica di lungo periodo. Il prossimo programma quadro dell’UE, Europa2020, si baserà interamente sui termini “intelligente”, “solidale”, “sostenibile”: applicare al turismo di Senigallia il concetto di sostenibilità è e dovrà essere il fondamento della nostra azione amministrativa dei prossimi anni. Fino al 2020, almeno.

La proposta di deroga sulla Bolkestein è tardiva, dov’era la politica quando serviva?”

Negli ultimi giorni abbiamo visto un fervente dibattito sulla direttiva Bolkestein e la sua applicazione, relativamente alla questione delle concessioni balneari.

Purtroppo, è triste constatare come per l’ennesima volta non ci sia stata un’unità di intenti da parte di tutte le associazioni di categoria: agli occhi dell’Europa queste divisioni fanno solamente male, e non c’è bisogno di spiegare il perché.OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Essendo delegato alle politiche per l’Unione Europea, è bene ragionare sulle diverse proposte che sono state avanzate in questi mesi.

Come avevo già scritto in passato, le strade percorribili sono due, fondamentalmente: la prima, ove si richiederebbe una deroga rispetto alla direttiva; la seconda, dove introdurrebbero criteri “qualitativi” nel bando previsto per il 2015.

La posizione del Governo Monti, seppure ambigua all’inizio, ha poi messo in chiaro che la richiesta di deroga è stata avanzata troppo tardi, e non sarebbe stata nemmeno presa in considerazione dalla burocrazia di Bruxelles. Su questo, vorrei portare un esempio emblematico: nel 2006 la Germania, che a livello comunitario sa “fare squadra” molto meglio di noi, è riuscita ad ottenere la deroga sulla Bolkestein per i mercatini di Natale sul Reno. Per loro era un settore specifico, una peculiarità tutta tedesca da difendere dal libero mercato.

L’Italia, con i politici latitanti in primis, per anni ha fatto finta di niente, probabilmente per una semplice quanto gravissima negligenza che però si potrebbe rivelare fatale, in questo settore.

Pertanto, bene che il ministro Gnudi abbia fatto capire a chiare lettere che non verrà richiesta la deroga per la Bolkestein. Sarebbe stata la soluzione ideale, è vero, però in questo momento è palese che la richiesta verrebbe rigettata: a questo punto, quindi, bisogna lavorare affinché il bando che verrà predisposto per il 2015 preveda alcuni elementi che possano valorizzare la specificità del settore. Per esempio, la questione del risarcimento, che dovrebbe essere previsto in maniera proporzionale agli investimenti effettuati e al valore dell’impresa; un criterio che tenga in considerazione chi svolge il mestiere da anni e valorizzi questo aspetto.

Non alimentiamo il concetto che ciò che fa l’Europa è sempre sbagliato, però: la direttiva Bolkestein è assolutamente giusta, va nella direzione del libero mercato, quello sano. Anche se tiene poco conto del diritto del lavoro, e questo è un retaggio delle politiche iperliberiste degli ultimi anni che andrà combattuto duramente in futuro.

E’ la politica italiana che è mancata in questi anni: Prodi era Presidente della Commissione Europea quando è stata creata la direttiva, ed è stato premier dal 2006 al 2008; Di Pietro, ora esponente di spicco della ribellione delle categorie balneari, è stato deputato europeo dal 1999 al 2006 – la direttiva è stata approvata dal Parlamento quando lui non era europarlamentare, ma la Commissione l’ha presentata nel 2004; il governo Berlusconi, dal 2008, ha considerato le politiche europee come se fossero un accessorio, e non un cardine dell’azione amministrativa.

Per questo, a Bruxelles è bene che vadano i più capaci e i più presenti, a livello di azione politica: se no di Bolkestein ce ne ritroveremo altre cento, nei prossimi anni.

Necessaria una riflessione sulla prostituzione, guardiamo agli altri Paesi all’interno dell’UE”

Dopo l’intervento del Coordinamento Civico sul degrado del quartiere Cesanella, è bene fare alcune doverose riflessioni sull’argomento.
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Il “degrado generalizzato” di cui parlano i rappresentanti del movimento cittadino parte dalla “pietosa condizione in cui versano alcune vie cittadine”. Su questo punto bisogna affermare con onestà intellettuale che ci sono diverse criticità che, tra l’altro, non riguardano solo il quartiere Cesanella.

La verità, però, è che ogni singolo intervento di manutenzione o lavoro pubblico (si parla di rattoppi di buche, non di mastodontiche opere di urbanizzazione) sono spese in conto capitale. Secondo il patto di stabilità interno, diretta emanazione del Patto di Stabilità e Crescita dell’Unione Europea, non si possono usare risorse pubbliche per gli interventi in conto capitale se non si accantona, prima, la cifra dovuta per rispettare questo patto di stabilità. E la cifra da accantonare, per questo anno, vale parecchi milioni di Euro.

Abbiamo scelto di salvare dalla scure dei tagli del Governo e dalla spending review del Commissario Bondi il settore del “sociale”, senza tagliare un solo centesimo rispetto all’anno 2011: questo è stato un vero e proprio miracolo, che ovviamente ha un rovescio della medaglia in altri settori.

Basti pensare ai lavori pubblici, dove il portafoglio dell’Assessore Memè è stato letteralmente ridotto a zero a causa del folle meccanismo del Patto di Stabilità Interno spiegato sopra. Questo è il quadro completo per ciò che riguarda il tanto declamato “degrado generalizzato”, come se non fosse ben chiara la situazione che stiamo vivendo e che, a volte, rifiutiamo di accettare.

Per quanto riguarda la questione della prostituzione, mi sembra opportuno ricordare che l’Amministrazione è a favore dell’installazione di telecamere nelle zone “critiche” della città, per quanto riguarda il contrasto di questo fenomeno. Certo, non deve essere l’unico provvedimento ma anche in questo caso la visione del contesto non deve essere parziale e fuorviante. Vorrei soffermarmi, infatti, sulle ragazze che vengono sfruttate in tutto e per tutto in maniera vile e vigliacca da chi non esita, per un solo secondo, di approfittare illegalmente dei loro corpi per trarne profitto.

Ci sono tanti Paesi all’interno dell’Unione Europea dove queste situazioni sono state sconfitte legalizzando, di fatto, la prostituzione: questa non è una proposta, la sede non è quella opportuna, ma so bene che in questo Paese difficilmente si potrebbe arrivare a una situazione simile, a causa delle forti pressioni di diversi gruppi di interesse. In Germania, però, Paese che assumiamo come modello di civiltà, la prostituzione è legalizzata da tempo. Sarebbe importante quindi aprire una riflessione sulla condizione e sulla mercificazione di queste giovani donne, e non sbandierare soltanto “piani di controllo serali” che potrebbero essere sostituiti da pattuglie che sorveglino le situazioni di microcriminalità, vera piaga per il territorio in questi mesi.

Spending review: “bene il riordino delle province nelle Marche, male la chiusura dell’aeroporto a Falconara”

Secondo le ultime indiscrezioni, la revisione della spesa pubblica toccherà anche il traffico aeroportuale italiano. Infatti, il ministro Passera ha in mente un piano che riduca gli scali passeggeri dai circa 60 attuali a 40. Tra gli aeroporti “soppressi”, purtroppo, ci sarebbe anche quello di Ancona-Falconara.
La chiusura del traffico passeggeri all’aeroporto di Falconara sarebbe un fatto gravissimo, per il Comune di Senigallia, la Regione Marche e tutte le altre municipalità marchigiane. 61_SIGN_AER_07

Senza entrare nel merito tecnico della questione, cosa che peraltro non mi compete, dal punto di vista dei cittadini e dei loro diritti è inaccettabile che l’unico aeroporto delle Marche adibito al traffico passeggeri perda ogni genere di sovvenzione statale. Il declassamento, infatti, sarebbe riconosciuto, soprattutto all’estero, come una perdita di un patrimonio strategico per tutta la Regione Marche e il centro-Italia.

Nessuno nega che ci sia la necessità di una spending review che sia efficace nel settore dei trasporti: ciò, però, come ho ripetuto più volte, non deve tradursi in tagli lineari e indiscriminati, frutto di una triste e superficiale “contologia”. Questo non significa iniziare dei discorsi campanilistici, che sarebbero pretestuosi e privi di ogni logica: penso al riordino delle province nelle Marche, ad esempio, che mi trova assolutamente d’accordo poiché in una regione di 1
milione e mezzo di abitanti cinque province erano e sono troppe.

Privare, però, la Regione Marche e tutti i cittadini marchigiani di un bene unico come un aeroporto – per ciò che riguarda il traffico passeggeri, poi, potremmo elencare gli svantaggi che ciò comporterebbe per un comune turistico come il nostro – sarebbe un autogol clamoroso da parte di un governo tecnico che per colpe non sue è costretto ad usare l’accetta per ripianare i disastrati conti pubblici.

Ho presentato una mozione in consiglio comunale contro questo declassamento: sarebbe determinante, però, che anche gli altri comuni marchigiani votino compattamente un documento di questo tipo. Per far capire, a chi ci governa, che le Marche sono unite sin dal più piccolo comune fino al capoluogo di regione contro la chiusura del traffico passeggeri del nostro aeroporto.