‘L’accorpamento delle festività, duro colpo per l’economia turistica senigalliese’
(da viveresenigallia.it) – In merito alle dichiarazioni del sindaco Mangialardi e del consigliere Rimini sulle festività abolite, è giusto intervenire per far capire meglio la portata di questo provvedimento ideato dal governo.
L’idea di accorpare le festività laiche, differendole in prossimità del weekend o facendole coincidere con la domenica, ha il sapore di una medicina molto amara per l’economia italiana. Infatti, sebbene il recupero di alcuni giorni festivi possa risultare in un aumento della produttività e del PIL, dall’altra parte infligge un duro colpo alle economie basate sul turismo: basti pensare al 1 maggio 2012, che capita di martedì. Probabilmente quel periodo sarebbe potuto essere interessante, per una città come Senigallia, per richiamare i primi bagnanti e turisti in generale, vista la possibilità di un “ponte” dal 28 aprile al 1 maggio, appunto.
Non condivido questo genere di manovre, e non tanto per la natura del provvedimento, che era necessario nonostante per anni i nostri governanti ci hanno nascosto lo stato in cui versa il Paese: ci troviamo, però, nella situazione di dover calmare per l’ennesima volta un paziente che è malato da troppo tempo. In questa situazione, dare un contentino a questo o quel gruppo di interesse economico può risultare fuorviante nei confronti dei cittadini che si aspettano riforme serie per un paese che è bloccato da anni, ormai. Al consigliere Rimini, che stimo e rispetto come collega e amico, mi sento però di dire che l’accorpamento delle festività non religiose si tradurrà in un mancato guadagno per le attività turistiche senigalliesi, che si vedranno tolte ingiustamente i potenziali guadagni del “ponte” del 1 maggio, nel 2012.
Questo significa parlare di cose serie, poiché l’economia di Senigallia vive anche e soprattutto di turismo: i bar, i ristoranti, gli alberghi, gli stabilimenti balneari e tutto l’indotto saranno indubbiamente danneggiati dal mancato “ponte” di maggio, e questo solamente nel 2012. E’ per questo che, a volte, al di là dei colori politici di ognuno di noi, è più giusto difendere le prerogative dei cittadini e dei lavoratori dipendenti, e non sempre dei soliti gruppi di pressione economici.
Inoltre a tutto ciò va aggiunto, per ultimo ma non per importanza, che l’accorpamento delle feste non religiose è un duro colpo ai nostri simboli, che in questo modo saranno bistrattati in nome di una norma che difficilmente otterrà gli effetti sperati da Tremonti. La storia di un paese non può essere cancellata con un colpo di spugna: mancheremmo di rispetto ai valori fondanti della nostra democrazia, nonché a tutti i lavoratori che sono la base su cui si fonda l’intero sistema italiano.
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